sabato 11 aprile 2009

Le origini del progetto






Il progetto di Solandata nasce nell’agosto del 2008, precisamente nel giorno in cui vidi partire per la Tanzania Davide Falcioni, Rosita Coccia e Daniele D’Angelo.
La loro destinazione era Mbweni, un villaggio a nord di Dar Er Salaam. Alle 3 del mattino del 25, un’automobile era pronta a portarli verso l’aeroporto di Fiumicino.
Li ho visti partire con una valigia a testa e tornare con una vita in più.
Nel momento in cui l’auto si è messa in moto, allontanandosi da me centimetro per centimetro, l’oscurità del lunotto posteriore non riusciva a nascondere i loro sorrisi: tre bocche aperte chiaramente spaventate ma straordinariamente pronte a scagliarsi nella realtà che avrebbero trovato una volta atterrati in Africa.
La vita in più di cui parlo l’ho vista nelle fotografie scattate da Davide, nei racconti di mia sorella Rosita, in particolare in quelli in cui descriveva il parto gemellare e le operazioni chirurgiche alle quali ha assistito come infermiera. L’ho sentita nelle parole e negli occhi di Daniele che la sapevano lunga sui lavori di ristrutturazione dell’asilo di Mbweni.

- Nella prima foto: Daniele D'Angelo (secondo da sinistra)e Davide Falcioni (secondo da destra) insieme agli abitanti del villaggio, durante la ristrutturazione dell'asilo di Mbweni. /Agosto 2008
-Nella seconda foto: Rosita Coccia e alcuni medici dell'Associazione Ruvuma durante un'operazione nell'ospedale di Mbweni. / Agosto 2008

L' ASSOCIAZIONE RUVUMA - racconti di esperienza

Ho lavorato in particolare con l’equipe di medici italiani dell'Associazione Ruvuma: Riccardo Faccini, il mitico Giorgio Giaccaglia e Anna Maria Fabbri. E’ stato un vero onore vivere a contatto con queste persone, grandissimi professionisti che divulgano, con amore al prossimo, il loro sapere. Che riconoscono e donano ad ogni uomo il diritto alla vita.
di Rosita Coccia


All’improvviso la strada si riempie di bambini. Decine di piccoli a piedi nudi. Sbucano fuori dalle porticine delle case. Dall’erba alta. Scendono giù dagli alberi e piombano davanti a noi. “Amico, rallenta…”.
Il mare di bimbi si apre al nostro passaggio. Guardano dentro, riconoscono i “visi pallidi”, e iniziano a scuotere le mani e sorridere. “CIAO, CIAO, CIAO…”. Poi arrivano gli uomini, anche loro salutano.
Le donne, sedute davanti all’uscio delle loro case, alzano lo sguardo. “Ciao!”. Increduli attraversiamo il cancello dell’ospedale. A sinistra c’è scritto “Mbweni Healt Hospital”. L’autista parcheggia all’ombra di un baobab. Scendiamo. C’è Giorgio che ci aspetta già. “Socc, ragazzi. Allora, che ve ne pare…?”.
di Davide Falcioni


La sala d’aspetto era ampia, la luce filtrava solo da due finestre in fondo che davano sul cortile interno, c’erano persone dappertutto, per lo più erano giovani donne avvolte nei teli variopinti che cercavano di calmare il pianto dei bambini, alcune di loro allattavano sedute sulle panche di legno. L’odore era lo stesso che avevo già sentito in un altro ospedale africano, era l’odore del sudore delle persone provate dai lunghi viaggi misto a quello dei disinfettanti e dell’ammoniaca.
di Daniele D'Angelo

FINALITA' DEL PROGETTO

Dall’evidente mancanza di informazione dei nostri media, il documentario "SOLANDATA" ha l’intenzione di sensibilizzare le società benestanti alle problematiche esistenti nei più piccoli villaggi dell’Africa: perché da una consapevolezza nasca il desiderio di collaborare e contribuire allo sviluppo di quei Paesi, nei quali è ancora estremamente difficile bere un solo bicchiere d’acqua potabile.